La provincia dei commissari e delle vedove.
E’ in atto un tentativo di mettere il bavaglio alla società reggina in tutti quei settori che in qualche modo hanno a che fare con la politica. Lo scioglimento dell’Asp 5 di Reggio Calabria per infiltrazioni mafiose è un fatto di una gravità inaudita che mette di fatto alla gogna una intera classe dirigente affibbiando a tutte le professionalità presenti nell’Asp una etichetta di mafiosità che sarà difficile nel tempo rimuovere. C’è un tentativo perpetrato da una certa classe politica che governa oggi Reggio da Roma, di controllare attraverso la pratica dell’Antimafia estesa ad ogni livello, ogni attività di governo e di gestione nella nostra provincia. Dopo aver annullato di fatto con le candidature pilotate dall’alto la rappresentanza reggina nel prossimo Parlamento nazionale, mettendo nella testa delle liste elementi di sicuro prestigio ma che nessun radicamento hanno con la nostra realtà, e non conoscendo i problemi veri che affliggono i nostri giovani, le nostre borgate, le nostre città, sicuramente saranno poco incisivi nella direzione della soluzione dei problemi che oggi si sono oltremodo acuiti, oggi si apre una nuova stagione che supera il concetto classico che eravamo abituati a dare alla stagione dell’antimafia. Dopo le vedove, infatti oggi in Parlamento ci rappresenteranno coloro i quali fino a ieri erano preposti al controllo del territorio e a gestire l’attuazione di processi di carattere amministrativo come la direzione di una Asp ci calano dall’alto un prestigioso Generale dei carabinieri, umiliando di fatto le professionalità e le competenze locali; siamo davanti ad una vera e propria bocciatura di una classe politica e questo sta ingenerando nell’opinione pubblica un senso di sfiducia generalizzato e di discredito di coloro i quali si occupano della cosa pubblica. Ma una altra considerazione mi viene spontanea: nei mesi scorsi abbiamo assistito ad almeno due grandi scandali nella sanità, nel Lazio e in Campania. Perché lì non sono state adottate analoghe misure da vero e proprio stato di polizia? La provincia di Reggio Calabria non è solo ndrangheta e malaffare, ma oggi qualcuno specularmene sta cercando di far passare a tutti livelli che qui è tutto è sporco e frutto di compromessi. Si sta cercando in tutti i modi i modi di criminalizzare una classe politica che è stata legittimata da un voto popolare. La regia è unica, c’è qualcuno che sta azzerando una intera classe dirigente per trovarsi il campo libero fra qualche anno, forse per arrivare con il terreno libero alle prossime regionali.
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