Bova
Il TDL di Perugia ha disposto la scarcerazione, dopo quasi un mese di carcere, di Pasquale Maria Tripodi per “illegittimità” del provvedimento di arresto.
La carcerazione che il PM aveva richiesto e che il GIP aveva convalidato è ora riconosciuta illegittima.
Ora dovremmo gioire, sottolineare la nostra fiducia nella Giurisdizione, ribadire solidarietà e vicinanza al collega ed alla sua famiglia.
Lo facciamo con chiarezza ed in maniera esplicita.
Con altrettanta chiarezza, però, manifestiamo una profonda inquietudine per come abbiamo percepito in taluni, chiamati ad assolvere ruoli importanti o addirittura nevralgici nella vita della democrazia repubblicana, una sorta di pregiudizio verso la Calabria ed i calabresi tout court, e la politica ed il Consiglio regionale in particolare.
Attenzione, per primi noi, prima e ancor più dopo il delitto di Franco Fortugno, abbiamo denunciato la pervasività, la pericolosità, ed il carattere eversivo ed antidemocratico della mafia in Calabria. Su questo terreno abbiamo agito di conseguenza, con provvedimenti rigorosi e sistematici. Abbiamo chiesto sempre che si procedesse dando priorità al principio di legalità senza guardare in faccia nessuno, a partire dalla politica e dai politici. Ci sono stati casi, altri ci potranno essere, che riguardano Consiglieri regionali indagati; anche contro questi, bisogna agire con rigore e severità.
Tutto ciò è una cosa, tutt’altra cosa è arrestare prima e cercare i riscontri dopo. Per questa via è nato l’errore giudiziario di Pacenza, e successivamente il teorema del Consiglio marcio da mandare a casa.
A questo non ci stiamo. Innanzi tutto per amore di verità e contemporaneamente per evitare alla nostra terra un danno e alle nostre Istituzioni un’infamia che davvero non meritano”.
La carcerazione che il PM aveva richiesto e che il GIP aveva convalidato è ora riconosciuta illegittima.
Ora dovremmo gioire, sottolineare la nostra fiducia nella Giurisdizione, ribadire solidarietà e vicinanza al collega ed alla sua famiglia.
Lo facciamo con chiarezza ed in maniera esplicita.
Con altrettanta chiarezza, però, manifestiamo una profonda inquietudine per come abbiamo percepito in taluni, chiamati ad assolvere ruoli importanti o addirittura nevralgici nella vita della democrazia repubblicana, una sorta di pregiudizio verso la Calabria ed i calabresi tout court, e la politica ed il Consiglio regionale in particolare.
Attenzione, per primi noi, prima e ancor più dopo il delitto di Franco Fortugno, abbiamo denunciato la pervasività, la pericolosità, ed il carattere eversivo ed antidemocratico della mafia in Calabria. Su questo terreno abbiamo agito di conseguenza, con provvedimenti rigorosi e sistematici. Abbiamo chiesto sempre che si procedesse dando priorità al principio di legalità senza guardare in faccia nessuno, a partire dalla politica e dai politici. Ci sono stati casi, altri ci potranno essere, che riguardano Consiglieri regionali indagati; anche contro questi, bisogna agire con rigore e severità.
Tutto ciò è una cosa, tutt’altra cosa è arrestare prima e cercare i riscontri dopo. Per questa via è nato l’errore giudiziario di Pacenza, e successivamente il teorema del Consiglio marcio da mandare a casa.
A questo non ci stiamo. Innanzi tutto per amore di verità e contemporaneamente per evitare alla nostra terra un danno e alle nostre Istituzioni un’infamia che davvero non meritano”.
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