“Nel frastuono generale si rischia di perdere persino il significato delle parole, ma anche di dare un colpo letale alla nostra democrazia. Io credo che, premesso il rispetto per l’attività della magistratura, occorra che non si facciano processi mediatici o si mettano alla gogna le persone prima ancora che si conoscano i fatti e vi siano le relative sentenze giudiziarie, perché comportarsi diversamente significa soltanto minare alle basi lo Stato di diritto”. Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale Antonio Borrello. “Per evitare processi sommari e spettacolari, è urgente - secondo Borrello - che la magistratura acceleri le procedure e pervenga con rapidità ad un esito. Nel frattempo, però, un minimo di ragionamento è opportuno farlo. Decisamente torto, sul piano politico, hanno tutti coloro i quali dopo tre anni di legislatura prendono le distanze dall’assessore Pasquale Tripodi, quasi non l’avessero mai conosciuto, stimato, scelto come compagno di viaggio affidandogli deleghe regionali importanti e, nel caso dell’Udeur, pronti a proporre l’elezione al Parlamento. Qui oltre alla bugia c’è un cinismo che fa a fette l’umanità di ogni individuo e che ci deve indurre a riflettere su quanto di grave sta accadendo nel mondo politico. Da anni l’Udeur, da un lato, e il presidente Loiero, dall’altro, hanno individuato nelle capacità di Tripodi una sintesi d’impegno politico ed amministrativo nella regione Calabria. Prendere le distanze ora, in questo momento critico per lui, cui personalmente auguro, di cuore, che possa dimostrare la sua estraneità dalle accuse che gli muove la magistratura, è quantomeno osceno sul piano umano”. “Ma sul piano politico - aggiunge Borrello - un comportamento del genere non può passare inosservato, perché tradisce un’irresponsabilità, di chi lo pone in essere, i cui costi si vorrebbero scaricare sulle persone che, per un motivo o per l’altro, finiscono nella rete della magistratura inquirente e che, però, e questo non è mai superfluo ricordarlo, sono innocenti fino a quando non vi sia una sentenza di condanna. Per ciò che riguarda le tante candide sirene che richiedono il voto subito alla Regione Calabria, sorprende che le stesse non siano, con altrettanta solerzia, attente anche alle vicende di altre regioni come la Campania per esempio. Anche se il vero problema, a mio avviso, rimane sempre lo stesso: l’esasperazione del profilo giudiziario a causa anche dell’inadeguatezza a dare risposte ai problemi dei cittadini. Io credo che i cittadini, piuttosto che andare al voto, richiedano soluzioni sul terreno dei contenuti. In questo senso, il centrosinistra calabrese dovrebbe interrogarsi subito, non attraverso parate mediatiche in cui i leader appaiono un attimo e spariscono senza lasciare tracce concrete del loro passaggio, ma attraverso progetti di legge, programmi amministrativi, passione per le questioni che bloccano la crescita economica della Calabria. Se la politica - conclude - non diventa governo scrupoloso e puntuale del territorio nel pieno rispetto della legalità e della trasparenza, rischia di diventare, nella società di oggi, un’appendice irrilevante del pensiero umano”.
venerdì 15 febbraio 2008
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