In questi giorni è viva la preoccupazione da parte dei Sindaci e della popolazione dei comuni della Locride di una possibile soppressione di molte postazione di Guardie Mediche in paesi dell’entroterra aspro montano ionico. Tale iniziativa rientra in piano predisposto da parte dell’Asp n. 5 di riorganizzazione del servizio delle postazioni di continuità assistenziale allo scopo di ridurre i costi del servizio sanitario regionale e quindi per cercare di contenere la spesa sanitaria entro i parametri restrittivi imposti dalla Regione Calabria che, dopo aver creato un buco molto prossimo ai due miliardi di euro, ora cerca di “chiudere il recinto dopo che gli animali sono scappati” e cerca con queste iniziative di far credere all’opinione pubblica che si stiano gettando le basi di una riorganizzazione del sistema sanitario per ridurre gli sprechi e contenere la spesa. Tale provvedimento, ove dovesse passare, avrà l’unica conseguenza di sopprimere alcune postazioni mediche collocate in territori particolarmente decentrati e difficilmente accessibile con un sistema di primo interevento e punirebbe quindi solo i cittadini che abitano nei piccoli centri abitati che sono sforniti dei servizi minimi e che per far fronte ai propri bisogni primari per forza di cose si vedranno costretti ad abbandonare le proprie case e le proprie borgate, con il grave nocumento per il sistema idrogeologico e ambientale che non sarebbe quotidianamente monitorato e avrebbe risvolti negativi dal punto di vista sociale, creando una nuova generazione di emigranti, quella non in cerca di lavoro, ma in cerca di servizi per sopravvivere. Senza contare che tutto questo è contro la carta costituzionale perché nega diritti contenuti nella carta dei diritti del malato. Il partito dell’Udc a tutti i livelli si sta mobilitando per scongiurare che la chiusura delle guardie mediche penalizzi gli abitanti delle zone più disagiate della provincia, anche perché esse sono il primo ed insostituibile atto concreto di aiuto in caso di necessità e bisogno. Per far questo però, è necessaria oltre alla mobilitazione sacrosanta dei medici che rischiano di perdere il posto di lavoro, anche la mobilitazione da parte dei Sindaci e delle amministrazioni comunali, per preservare il diritto che hanno i cittadini di abitare nelle proprie borgate sia pur collocate in aree depresse e tra le più deboli del Paese. I parametri che l’Asp cerca di far passare come rapporto tra cittadini e postazioni è assolutamente fuori ogni logica; infatti il commissario dell’Asp sostiene l’assunto che una postazione oggi coperta da 4 medici impegnati nelle 24 ore, debba essere coperta da un solo operatore sanitario facendo passare di fatto il rapporto ottimale ad 1 medico ogni 14.000 abitanti e questo in spregio di quanto previsto dalla legge regionale che proprio per la particolare conformazione oro-geografica della Regione Calabria, stabilisce che ogni postazione debba coprire una utenza pari a 3.500 abitanti e tale disposto è ancora più favorevole rispetto a quanto previsto dall’ACN del 24 marzo 2006 che prevede 1 medico ogni 5.000 residenti come rapporto ottimale tra medico e paziente. A supportare tale tesi vi è una sentenza del Tar del Lazio che ha stabilito che per postazione si intende il nucleo composto dai 4 medici componenti l’Ufficio della Guardia Medica e che quindi rovescia l’impostazione voluta dai dirigenti dell’Asp reggina. Se risparmio si deve come è giusto fare, l’Asp inizi a tagliare le consulenze faraoniche che si protraggono nel tempo e incidono fortemente sulle tasche dei contribuenti, sforbiciando le spese in alcuni compari ospedalieri dove nelle forniture si registrano difformità di prezzo e condizioni rispetto ai prezzi di mercato. Siamo veramente stanchi di politiche sanitarie miopi che penalizzano i piccoli centri e di interventi di razionalizzazione della spesa in contrasto con i bisogni dei ceti più deboli.
Paolo Roberto MallamaciSegretario Provinciale di Reggio Calabria
Reggio Calabria 30.05.2009
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