giovedì 3 aprile 2008

La manifestazione al Cedir: alcune considerazioni di Mallamaci

Alcuni spunti dal mio intervento:

· .... Molti di voi conosceranno la storia del nostro movimento in questi ultimi anni. Il gruppo che si rifà sulle posizioni di Pasquale ha iniziato a muovere i primi timidi passi sin dal lontano 2001, all’interno dell’udeur concentrandosi soprattutto nell’area grecanica della provincia e iniziando da lì un percorso politico che ci ha visti protagonisti in tutte le tornate elettorali che si sono succedute negli anni successivi. Nel 2005, nel 2006, prima alla camera e poi alle provinciali questo movimento è riuscito ad essere assoluto protagonista riuscendo a portare a casa risultati di assoluta importanza, spesso con percentuali a doppia cifra e con risultati elettorali di assoluto rilievo come le oltre 11.300 preferenze conseguite da Pasquale alle ultime regionali, frutto di un lavoro corale. Un lavoro di radicamento capillare in tutta la provincia e non solo.
· Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del parlamento, questo gruppo poteva contare su un V.P. della provincia, 3 consiglieri provinciali, un consigliere nella città capoluogo, 2 presidenti della comunità montana, 12 sindaci e oltre 70 assessori comunali e un numero importante di consiglieri comunali. Ma soprattutto poteva contare su una forza popolare di attivisti e iscritti , ben 3500, oltre a tanti militanti che spassionatamente hanno sempre seguito con interesse e simpatia la nostra azione politica.
· Per le vicende a tutti voi note, questo movimento ha deciso con una azione unica credo nella storia della politica di uscire dall’Udeur per esprimere solidarietà e vicinanza ad un amico coinvolto in una vicenda dai risvolti contradditori e di ripensare al proprio percorso politico.
· Il 14 marzo, in occasione del nostro ultimo incontro all’odeon, ci eravamo ripromessi di rivederci prima delle elezioni per fare il punto della situazione e decidere tutti assieme la strada da prendere. Da quella data, molti incontri si sono tenuti, non solo in provincia ma anche fuori, per capire,studiare, interrogarci e poi decidere. Nella nostra ultima riunione tenutasi al centro civico di pellaro, mercoledì scorso, quasi all’unanimità abbiamo deciso di accettare una grande e appassionata sfida. Potevamo scegliere la strada più facile, schierarci di qua o di là, ma sarebbe stato un atto che avremmo compiuto contro le nostre idee e contro la nostra storia.
· Certo molte sirene cantavano verso zio Silvio, seduttore come pochi. Ma certe scelte politiche non ci hanno convinto perché lontani dalla nostra forma mentis. E ci saremmo trovati in forte disagio con chi ha del mezzogiorno d’Italia una visione del tutto distorta dalla realtà.
· Sicuramente a pochi di noi è passato per la mente di abbracciare il credo di Veltroni, un signor tentenna che con i sui luogotenenti in Calabria ha umiliato una regione facendola passare come un ricettacolo di negatività. Invece la Calabria è terra fiera, orgogliosa, onesta e fatta da tanta gente per bene che non capisce perché deve votare una lista composta in gran parte da poliziotto e vedove che nessun radicamento hanno con questa provincia. Il Pd ha fortemente umiliato la rappresentanza commissariando di fatto questa regione. Non può essere titolo per essere eletti in parlamento l’ essere mogli di servitori della patria a cui va tutto il nostro affetto. E lasciando a casa uomini e donne che avevano un forte radicamento nel territorio.
· La scelta è dunque quella di una grande sfida. Abbiamo deciso che era giunto il momento di sentirci impegnati tutti in prima persona nella costruzione di un nuovo partito dei moderati sulla scia del Partito popolare europeo che abbia un progetto per l’Italia imperniato sulla difesa «dei nostri valori e della tradizione cristiana».
· Questa che si apre è una fase di grande libertà per tutti ha detto Casini recentemente: «Chi è affascinato dal Pdl segua la sirena e vada dove lo porta il cuore. Io so però che c’è un popolo vastissimo che non accetta l’impostazione tradizionale del centrodestra e che ce ne è uno altrettanto vasto deluso dal voto che ha dato a Prodi e al centrosinistra. Oggi dobbiamo gettare il seme di un grande partito nazionale, radicato nel cuore della gente, che competa e vinca, ispirato al Partito popolare europeo. "Non ci deve spaventare l'ipotesi di perdere, in politica si perde e si vince. Quello che deve spaventare una classe dirigente è la prospettiva di essere liquidata con il marchio dell'ignavia e della rassegnazione". Dobbiamo lavorare per un soggetto politico: "Aperto a laici e cattolici, pluralista, popolare, giovane, animato dai valori cristiani".
· Ecco, questa è la vera sfida. Dare voce,forza e consistenza a questa vasta area di centro che non si sente rappresentato né dalla destra né dalla sinistra che in Italia oggi è maggioranza silente e che noi dobbiamo portare ad essere una grande forza in parlamento.
· E per farlo dobbiamo superare in fretta la logica di questa legge elettorale, che non elegge i propri rappresentanti ma li nomina. Due persone determinano i destini dell’80% del parlamento. E’ una legge liberticida che dobbiamo superare. Oggi vige la logica della politica fatta con slogan pubblicitari tipo Mulino bianco; Andate a vedere se i candidati hanno messo la propria foto sui manifesti. Non le troverete, c’è solo il marchio del partito, come i detersivi, ma questa non è politica. Dobbiamo superarla in fretta.
· "Non ci sono armate invincibili davanti a noi. Il nostro destino è quello dell'assunzione di responsabilità per dare speranza a coloro che pur nelle nostre inadeguatezze ed errori ci hanno accompagnato in questi anni. A loro dobbiamo parlare con un linguaggio chiaro;Dobbiamo rafforzare questa area di centro per evitare di consegnare l'Italia ad un'alleanza eterogenea che difficilmente potrebbe governare e tamponare un'emorragia silenziosa". "Non so se ci sia in Italia una maggioranza moderata, ma dobbiamo lavorare per dare loro una rappresentanza adeguata;
· La sfida è sui temi della politica quali: l'unità nazionale, l'identità cristiana, la difesa della famiglia, delle imprese, del volontariato, la collocazione europea e atlantica dell'Italia, le riforme strutturali in economia, quella sulle pensioni, le liberalizzazioni, la modernizzazione del Paese. Su queste tematiche si intende avviare il confronto con tutte le forze politiche per far emergere le rispettive posizioni e coglierne le contraddizioni. Il futuro non può dipendere dal carisma personale di un leader, dagli uomini della provvidenza, per quanto meritevoli. Il futuro dipende soprattutto dalla capacità di radicare nel Paese partiti che siano portatori di valori e di contenuti. L'Udc, in questo senso, ha le carte in regola per assolvere a questo compito, forte della sua tradizione, che affondano le radici nella cultura cattolica-liberaldemocratica.
· Ma oggi l’Udc e la rosa bianca rappresentano un primo importante embrione di quel grande partito dei moderati che subito dopo il 14 aprile tutti assieme dovremo far crescere nell’idea della gente. All’indomani delle elezioni, con l’ingovernabilità che questo sistema partorirà dobbiamo essere pronti a raccogliere le istanze che vengono dalla scomposizione delle due maggiori coalizioni.

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