...............alcune riflessioni...................
· La giornata della commemorazione nasce dall'esigenza evidenziata agli alunni della Scuola elementare di motta, di sapere chi era il maestro a cui era stata intotolata la scuola. Anche a me è capitato, più volte salendo a Motta, di incontrare dei ragazzini che accostando il mio cognome alle scuole elementari mi abbiano chiesto chi era Giovanni Mallamaci . Spesso non ho avuto non ho avuto la prontezza per rispondere a questa semplice domanda posta quasi sempre in modo molto garbato e timidamente. Questa domanda è sempre risuonata nella mia mente in modo ricorrente....
Per dirla con il linguaggio di oggi, mio padre era un uomo all’antica, mosso da un rigore morale che solo una forte fede in Dio può dare, una persona che aveva una grande carica spirituale e altissimi ideali etici e a cui si ispirava nella vita di tutti i giorni.
· E proprio la profonda fede religiosa lo ha aiutato nei momenti difficili della sua vita e lo ha portato ad affrontare con cristiana rassegnazione la malattia che lentamente ma in modo inesorabile lo stava spegnendo nel fisico ma mai nella mente che è rimasta sempre attenta e lucida.
· Aveva un grande senso del dovere che lo portava a impegnarsi con abnegazione come educatore nella scuola ma anche nel sociale, diventando un punto di riferimento costante per tante generazioni di Mottesi. Era profondamente attaccato a questa comunità, che aveva contribuito a scolarizzare fin dalla fine della seconda grande guerra, allorquando ritornò a Motta dopo aver prestato servizio come sottufficiale nell’esercito.
· Questa esperienza per lui fu fortemente formativa e ne parlava sempre con grande entusiasmo. In questa esperienza maturò una altra qualità che per lui era insostituibile nella scala dei valori: il senso dello Stato, della legalità, il rispetto della Costituzione. Era così legato a questa gente che allorquando ebbe l’opportunità di andare, dopo essere risultato idoneo al concorso, a fare il direttore didattico in un altro Paese, non se la sentì di allontanarsi, perché diceva che stando accanto ai mottesi, spesso più grandi di lui, aveva conosciuto uomini e donne con storie diverse, con esperienze significative, forse di minore impatto sociale ma esperienze molto più rilevanti di quelle che aveva maturato lui, gente con un bagaglio culturale enorme, di vita vissuta spesso fuori, spesso nelle miniere e nelle gallerie di mezzo mondo.
· Non se l’è sentita di allontanarsi da questi contatti umani quotidiani, perché diceva sempre che in mille occasioni, negli sguardi, negli occhi, nei gesti, nel sudore che la fatica di un lavoro pesante determinava, di ciascuno di coloro i quali si rivolgevano a lui per un qualsiasi consiglio, avvertiva il dolore di una vita vissuta fatta di stenti, il sacrificio che si consumava spesso lontano dagli affetti familiari, spesso leggeva la tragedia che stava incombendo a causa della silicosi che avanzava inesorabile. E si stringeva intorno ai bimbi di allora, nei quali leggeva il senso di smarrimento e di vuoto che solo la prematura dipartita di un padre può procurare, quasi per lenirne la sofferenza, quasi per alleviare con un sorriso o una carezza il dolore per una vita già vissuta in salita ma che ora per quei bambini diventava ancora più irta di ostacoli e di difficoltà.
· Tutte queste sensazioni lo avevano reso più ricco e accresciuto al contempo la consapevolezza che il tanto tempo speso in questa comunità non era stato né vano né inutile. Ma in compenso tante sono state le occasioni nelle quali ha sentito il calore umano di gente umile e semplice come lui lo era, ma gente fiera e orgogliosa che nel dopoguerra portava con dignità e a testa alta un carico di difficoltà che solo lo stare assieme in un senso compiuto di comunità rendeva più lieve e sopportabile.
· E proprio la profonda fede religiosa lo ha aiutato nei momenti difficili della sua vita e lo ha portato ad affrontare con cristiana rassegnazione la malattia che lentamente ma in modo inesorabile lo stava spegnendo nel fisico ma mai nella mente che è rimasta sempre attenta e lucida.
· Aveva un grande senso del dovere che lo portava a impegnarsi con abnegazione come educatore nella scuola ma anche nel sociale, diventando un punto di riferimento costante per tante generazioni di Mottesi. Era profondamente attaccato a questa comunità, che aveva contribuito a scolarizzare fin dalla fine della seconda grande guerra, allorquando ritornò a Motta dopo aver prestato servizio come sottufficiale nell’esercito.
· Questa esperienza per lui fu fortemente formativa e ne parlava sempre con grande entusiasmo. In questa esperienza maturò una altra qualità che per lui era insostituibile nella scala dei valori: il senso dello Stato, della legalità, il rispetto della Costituzione. Era così legato a questa gente che allorquando ebbe l’opportunità di andare, dopo essere risultato idoneo al concorso, a fare il direttore didattico in un altro Paese, non se la sentì di allontanarsi, perché diceva che stando accanto ai mottesi, spesso più grandi di lui, aveva conosciuto uomini e donne con storie diverse, con esperienze significative, forse di minore impatto sociale ma esperienze molto più rilevanti di quelle che aveva maturato lui, gente con un bagaglio culturale enorme, di vita vissuta spesso fuori, spesso nelle miniere e nelle gallerie di mezzo mondo.
· Non se l’è sentita di allontanarsi da questi contatti umani quotidiani, perché diceva sempre che in mille occasioni, negli sguardi, negli occhi, nei gesti, nel sudore che la fatica di un lavoro pesante determinava, di ciascuno di coloro i quali si rivolgevano a lui per un qualsiasi consiglio, avvertiva il dolore di una vita vissuta fatta di stenti, il sacrificio che si consumava spesso lontano dagli affetti familiari, spesso leggeva la tragedia che stava incombendo a causa della silicosi che avanzava inesorabile. E si stringeva intorno ai bimbi di allora, nei quali leggeva il senso di smarrimento e di vuoto che solo la prematura dipartita di un padre può procurare, quasi per lenirne la sofferenza, quasi per alleviare con un sorriso o una carezza il dolore per una vita già vissuta in salita ma che ora per quei bambini diventava ancora più irta di ostacoli e di difficoltà.
· Tutte queste sensazioni lo avevano reso più ricco e accresciuto al contempo la consapevolezza che il tanto tempo speso in questa comunità non era stato né vano né inutile. Ma in compenso tante sono state le occasioni nelle quali ha sentito il calore umano di gente umile e semplice come lui lo era, ma gente fiera e orgogliosa che nel dopoguerra portava con dignità e a testa alta un carico di difficoltà che solo lo stare assieme in un senso compiuto di comunità rendeva più lieve e sopportabile.
· Chi non ha vissuto la vita di Motta in quegli anni non può comprendere il ruolo che ha svolto e il contributo che ha dato affinché certe dinamiche portassero la nostra cittadina a sviluppare un dirompente processo di espansione e di crescita che ha portato il nostro comune ad essere una isola felice e punto di riferimento in tutta la provincia.
· Diceva che il rispetto si doveva dimostrare sempre e soprattutto quando una persona, una famiglia era in difficoltà. E’ stato un maestro di altri tempi, ma è stato anche un padre molto rigoroso che ha dato ai propri figli una educazione inflessibile su alcuni valori che per lui erano imprescindibili. E’ stato un genitore dai tratti gentili come solo chi aveva un animo poetico sapeva essere, ed è stato un marito attento e premuroso, profondamente innamorato fino all’ultimo istante della sua veloce permanenza terrena di sua moglie che ha onorato e venerato in modo costante e continuo per tutta la vita.
· E il concetto di famiglia per lui non aveva gli stretti confini delle mura della propria casa, perché avendo un legame solido di affetto con i propri fratelli e con le sorelle, veniva naturale ragionare in termini di famiglia inglobando i nipoti, i fratelli, ma anche i tanti cugini con i quali c’era stima profonda.
· Aveva tanti amici storici, quelli della ringhiera di piazza Borgo, con i quali in Cielo starà continuando a parlare dei problemi del paese e dei propri figli, ma era l’amico di tutti. Per tutti aveva una parola di conforto, per tutti aveva un consiglio, e a casa nostra la chiave era sempre nella toppa perché in qualsiasi momento c’era un amico che poteva venire a sottoporre un problema e non era giusto farlo aspettare.
· Che oggi a distanza di venti anni la comunità mottese lo ricorda con questo affetto e anche con tanta nostalgia, per noi è motivo di ulteriore orgoglio e felicitazione. Perché se è vero che l’assenza di un genitore si avverte sempre, anche a distanza di decenni, anche a distanza di una vita per lunghi versi consumata, sapere che il ricordo viene condiviso con tutta una comunità che gli ha voluto bene, che lo ha stimato e fortemente apprezzato nel suo operato, rende questo vuoto un poco più dolce.
· Grazie quindi a coloro che si sono impegnati per l’ottima riuscita di questa manifestazione, a partire dalla direttrice Marafioti per le parole che ha voluto dedicare e la prof.ssa Francesca Triolo che le ha lette; a Bruno e Grazia Minniti ,a Lillo Mallamaci, a Ninello Verduci per le testimonianze, al prof. Trunfio per le splendide note del silenzio, a Santina Mallamaci per la scenografia . I cori dei bambini e degli adulti magistralmente diretti dall' esperta Lidia Caracciolo e Cristina Gangemi. In particolare un grazie agli alunni delle classi IV con le insegnanti Mirella Santo, Angela Marcianò, Domenica Gullì.Agli alunni delle classi V con le insegnanti Angela Cogliandro e Antonina Infortuna. Alla prof.ssa Rosanna Squillaci,. a Lillo Sergi. Alla sig. Maria Apollaro, responsabile del plesso che ci ospita, che ha coordinato il tutto nonostante l'incidente occorsole. Alla dirigente dott.ssa Caterina Autellitano subito disponibile ad avallare ogni iniziativa per portare ancora più in alto il nome della scuola.
· Un sentito ringraziamento alle Istituzioni presenti, al Sindaco, al Vice Presidente del Consiglio Provinciale, ai consiglieri provinciali, al Dott. Lamberti, che qui è nella veste di uomo di cultura. A Pasquale Tripodi, che oggi malgrado importanti impegni ha voluto essere presente per testimoniare alla mia famiglia, vicinanza ed affetto, ai tanti amici che mi hanno fatto la sorpresa di salire e molti per la prima volta in questa cittadina ricca di storia e di cultura, che si staglia maestosamente tra l’Aspromonte e il mar Ionio…
· Ci conforta sapere che a distanza di tanti anni nostro padre continua ad essere indicato come un esempio positivo da imitare per i tanti bambini che oggi frequentano queste aule e che domani saranno la classe dirigente della Nazione e soprattutto, ci conforta sapere che questa laboriosa comunità non lo abbia dimenticata. Grazie di cuore.
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